Comune di Montefalco

Posto sulla sommità di un colle e chiuso nelle sue mura medievali, Montefalco si offre al visitatore come un tesoro da conquistare. Per scoprire i suoi segreti e la sua essenza più intima è necessario abbandonarsi a un tempo non definito, pronti a farsi sorprendere e meravigliare. Dimenticate la fretta, scalate il corso fino all’ariosa piazza o perdetevi nei vicoli stretti e ripidi. Visitate il borgo con i sensi pronti a cogliere ogni dono che il tempo ha deposto qui, a disposizione di chi saprà goderne.

La vista si appaga per il panorama ampio che si allarga tutto intorno alle mura, dando respiro al cuore e all’anima. L’occhio si ferma sui dettagli scolpiti delle architetture o si spalanca di meraviglia di fronte agli splendidi affreschi delle sue chiese.

Gustate i prodotti preziosi della sua terra, lavorati nelle ricette tradizionali o trasformati in un vino unico. Non c’è fretta, il Sagrantino ha bisogno di tempo, per affinare, per prepararsi, per respirare prima di essere con sapiente lentezza assaporato, per rivelarsi in tutta la sua complessità di sapore e profumi.
Toccate con mano la passione della sua gente, lasciatevi travolgere dall’euforia della ”Fuga del Bove”, che ogni agosto coinvolge tutti tra lanci di bandiere e ritmi di tamburi, tra staffette sfrenate e corse coi tori. La competizione dei quartieri coincide con la festa in onore di Santa Chiara della Croce, animata da una devozione profonda e condivisa.

Come seppe perfettamente condensare Renè Schneider, la vista di Montefalco è un invito a salire e scoprire: “Vedo da Foligno la scoscesa Montefalco, che si staglia così nettamente sull’azzurro del cielo, dall’altra parte della pianura umbra, che desidero salirvi. E’ lontana, è alta, ma so che là mi attende la poesia dello spazio.”

La scelta di occupare la sommità di un poggio a dominio della Valle Umbra risale all’antichità, quando qui sorgeva un villaggio rurale abitato dalla popolazione degli Umbri. Durante il periodo romano il luogo si popolò di ville patrizie, posizione ideale per godere della salubre aria collinare e per coltivare e produrre prodotti di qualità, primo tra tutti il vino, ma anche l’olio. Ancora oggi uliveti e vigneti si alternano sui fianchi del colle, chiazzando il paesaggio con le chiome argentee degli ulivi e coi mutevoli colori delle viti, che passano dal verde al giallo al rosso, fino a spogliarsi per il riposo invernale.

L’aspetto attuale di Montefalco, però, è quello del castello medievale, circondato dalla sua intatta cinta muraria. Solo varcando le sue porte si può entrare in città, solo passeggiando lungo le mura si fa esperienza della sua forma e si comprende il rapporto complesso tra il dentro e il fuori, tra il borgo e la vallata, tra il colle e il paesaggio.
Coccorone, questo il primo nome del castello, sorge nel periodo dell’incastellamento, quando a spingere le popolazioni sui colli era soprattutto la necessità di essere al sicuro, protetti da poderose mura e da porte che al tramonto si chiudevano, fino a che il sole del mattino riapriva i battenti e ridava energia e vigore alle attività dentro e fuori il paese.
Dopo il passaggio dell’imperatore Federico II, Coccorone cambia il proprio nome in Montefalco e trova il suo simbolo araldico: un falco di profilo appoggiato su un monte a sei cime


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