Chiesa di Santa Maria in Pantano

L’edificio insiste in un luogo che fu importantissimo in epoca romana, il cosiddetto Vicus Martis Tudertium; il vicus sorgeva presso una diramazione che collegava il percorso alla Via Amerina e quindi a Todi, costituendo un avamposto e uno scalo di Tuder sulla Flaminia, a cui infatti si richiama nel nome.

La chiesa, quindi, venne edificata sui ruderi di un edificio o di un tempio pagano, adiacente al vicus. Il basamento della chiesa, infatti, risale, probabilmente ad un edificio tardo imperiale, del quale sono visibili le murature laterali in opus reticulatum. Annesso alla chiesa fu poi costruito un monastero, gestito dai monaci benedettini che bonificarono e resero fertile la località, spesso inondata dal torrente Tribbio, come chiaramente indica il toponimo in pantano. Alcuni documenti attestano che la chiesa era alle dipendenze del monastero di Farfa, quindi ebbe sicuramente un ruolo politico notevole nell’area martana. Un aspetto curioso che si nota subito arrivando è che la facciata della chiesa non è allineata con la strada moderna, bensì con il vecchio tracciato della Via Flaminia che corre più a destra; è arricchita da un portale ad arco acuto, in conci alternati bianchi e rossi ed un semplice rosone. L’interno, molto sobrio, diviso in 3 navate da poderose colonne e capitelli di vario tipo; conserva ancora frammenti di affreschi medioevali di scuola locale. Si possono ammirare urne cinerarie, frammenti decorativi romani e numerose iscrizioni. Notevoli il grande capitello corinzio riutilizzato come sostegno dell’ultima arcata di destra; i frammenti dell’antico pavimento a mosaico e ad opus spicatum, ritrovati in recenti lavori di restauro e il grande cippo con l’iscrizione che ricorda i Vicani Vici Martis riutilizzato come base per l’altare maggiore. Tra gli affreschi, quasi tutti di scuola locale, si segnalano quello sull’altare della navata destra Madonna con il Bambino tra Santa Barbara e Sant’Antonio Abate del XV secolo, opera di Niccolò di Vannuccio; sulla parete posteriore un affresco con raffigurati Sant’Antonio Abate, San Pietro, San Fortunato e Sant’Onofrio del XIV secolo; al centro dell’abside Madonna con il Bambino (sec. XIV-XV), al quale furono aggiunti posteriormente San Felice e San Benedetto. Sulla sinistra una Crocifissione con San Severo e San Francesco (sec. XVII).
Uscendo dalla chiesa, merita un veloce sguardo la torre quadrata con coronamento ad archetti medioevali del XIV secolo, che si innalza a dominio della valle.
Se si osserva con attenzione il muro esterno dell’ex monastero, a sinistra della chiesa, si potrà notare, incastonata nel paramento murario e un po’ erosa dal tempo, un’urna funeraria romana, con un bassorilievo raffigurante il Sacrificio di Ifigenia, interessante iconografia diffusa all’epoca.



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